Riabilitazione del mascellare atrofico
Siamo formati e attrezzati per la riabilitazione dei mascellari atrofici ciò nei mascellari con poca disponibilità di osso basale. l’atrofia ossea mascellare, dovuta per l’appunto alla perdita, traumatica oppure fisiologica, dei denti e di conseguenza dell’osso alveolare che dovrebbe tenerli nelle rispettive arcate. In seguito alla perdita dei denti si verifica infatti il riassorbimento di tutti i tessuti di sostegno dove i denti stessi risiedono e la conseguente atrofia. Questa si verifica sia per la mancanza di un solo dente fino alle forme più gravi quando il paziente diventa totalmente edentulo.
Questa condizione comporta quindi una paralisi quasi totale dell’osso mascellare: il suo blocco provoca gravi conseguenze sul piano alimentare, funzionale e ovviamente estetico. Ma da cosa deriva esattamente l’atrofia ossea mascellare e come si può trattare?
Denti che cadono: le cause
Fra le cause della perdita dei denti può esservi, come abbiamo visto, un evento traumatico come un incidente. Ma in genere, è un fenomeno che colpisce in modo naturale i pazienti più anziani.
A questa condizione tipica della terza età può quindi seguire l’atrofia ossea mascellare, soprattutto se ci si trova di fronte a queste cause:
- Carie non curata: i “colpevoli” sono i batteri che si nutrono degli zuccheri e producono sostanze acide dalla fermentazione dei carboidrati. Queste sostanze acide vanno a perforare lo smalto e ad aggredire la dentina. E se la carie non viene trattata, arriva a erodere anche gli strati più profondi della struttura dentale. È necessario tenere d’occhio i sintomi, che vanno da sensibilità e dolore lieve fino alla presenza di fori ben visibili nel dente. In seguito, una volta individuata, bisogna correre ai ripari con i trattamenti più idonei.
- Pulpite: in questa patologia, si verifica un’infiammazione della cosiddetta polpa del dente, ovvero la parte più interna in cui si trovano terminazioni nervose, arteriole e cellule deputate alla produzione della dentina. In genere, ha origine da una carie trascurata che ha ormai intaccato il dente in profondità.
- Parodontite: è una patologia cronica di origine batterica che colpisce le gengive. Deriva da molteplici fattori, quali aspetti genetici o comportamenti errati (fumo, controlli insufficienti, ecc.). La parodontite interessa i tessuti di supporto del dente e la si individua tramite sintomi come sanguinamento, ascessi, alitosi, ipermobilità e perdita dentale.
- Alimentazione errata: l’assunzione di cibi morbidi e facilmente masticabili è frequente nei soggetti più anziani, proprio a causa della sensibilità o della perdita dentale. Ma l’assenza nella dieta di alimenti importanti come frutta e verdura fresca contribuisce all’indebolimento generale del benessere fisico e delle difese naturali della dentatura.
- Tumori della bocca, per i quali l’età media della diagnosi è di 62 anni. Il registro tumori conta approssimativamente 8.000 nuovi casi di carcinoma del cavo orale ogni anno e circa 3.000 decessi correlati, portandolo a rappresentare il 7% di tutti i tumori registrati nell’uomo e l’1% dei tumori della donna. Sono compresi in questa categoria di patologie i tumori della lingua, del pavimento della bocca, della mucosa delle guance e delle labbra. La problematica principale che li riguarda è spesso l’assenza di diagnosi precoce, in quanto si tendono a sottovalutare i piccoli segnali che la nostra bocca ci invia. Ma la tempestività è fondamentale per la sopravvivenza.
- Malattie croniche in cui l’assunzione di determinati farmaci causa secchezza delle fauci. A un minore flusso di saliva corrisponde il rischio di malattie della cavità orale, con conseguente compromissione della struttura ossea.
Denti che cadono: trattamenti
In genere, se l’atrofia ossea mascellare non è ancora troppo avanzata, è possibile intervenire inserendo innesti ossei in materiale biocompatibile, che consentono di aumentare la quantità d’osso della mascella e della mandibola, fino a fornire la base necessaria ad ancorare le radici artificiali.
Di solito, se possibile, si utilizza materiale prelevato dal paziente stesso in zone come mandibola, mento oppure anche zone extra-orali (anca o cranio). In ogni caso, è anche possibile utilizzare osso da banca, proveniente da un donatore, debitamente trattato: una modalità di cui beneficia sia il paziente, che non deve subire ulteriori interventi in preparazione, sia tempi e costi, che in questo modo risultano notevolmente ridotti.
Ma quando si manifesta una atrofia ossea dentale particolarmente grave, l’assenza di materiale osseo su cui lavorare fa sì che non si possano inserire impianti di alcun tipo (né protesi fisse, né rimovibili). Di conseguenza, soprattutto nei casi più avanzati, è bene intervenire con altri metodi. Nei pazienti edentuli che necessitano di una ricostruzione protesica implantosupportata, la fase diagnostica ricopre un ruolo di grandissima importanza.
Negli anni passati, la diagnosi e la progettazione del trattamento dell’atrofia ossea mascellare erano soprattutto basate su modelli di studio e procedure diagnostiche standard come radiografie, ortopantomografie e TC dentali. È stata poi introdotta la radiografia computerizzata, che ha permesso a diagnosi e trattamenti di avanzare in precisione e prevedibilità, con un conseguente risultato chirurgico migliore.
Alla sostituzione protesica fissa degli elementi dentari si accompagna spesso la necessità di ricostruire protesicamente anche il volume dei processi alveolari andati incontro ad atrofia, ricreando le dimensioni verticali e i rapporti intermascellari modificati nel tempo. Deve anche essere valutata l’importanza che l’intervento riabilitativo riveste dal punto di vista estetico e, in particolare, la sua incidenza sul sostegno dei tessuti periorali e più in generale sulle potenzialità di ricondizionamento del terzo medio e inferiore del volto.